E' quasi mezzanotte quando rientra nel proprio appartamento: ennesimo giro di ronda, forse un giro di contrabbando sventato, ma sul fondo della gola le resta l'amarezza: la sensazione di non aver fatto abbastanza.
Si è infilata sotto la doccia con la stessa necessità di una lucertola che in inverno cerca i raggi solari; si libera della garza che ormai non protegge lo squarcio sul ventre ma solo una cicatrice rosea. Gli occhi gialli, le ombre nere, quei demoni senza nome che riescono ancora a farla rabbrividire.
Si trascina per casa con un accappatoio ed un asciugamano intorno ai capelli che non ha voglia di asciugarsi; con in mano il piatto di omelette preparate al microonde dalla sua fedele IA e tutta l'aria di volersi addormentare sulla poltrona guardando per l'ennesima volta Gladiator.
Ed è in quel momento che la vede sul tavolino, color ambra, etichetta nera ed un fiocco rosso intorno al tappo: la bottiglia di Scotch ed il biglietto d'auguri.
- "Timmy...?"
- "Si, Signorina Nicole, si è dimenticata dell'appuntamento con il signor Owen."
- "Maledizione..."
Ma non si sente davvero rammaricata: la verità è che non le importa un fico secco.
- "Scrivi un messaggio di scuse appropriato e chiedigli se domani pomeriggio può accompagnarmi al centro d'accoglienza."
- "Provvedo subito. Ed a proposito: buon compleanno."
Non pensa alla routine del giorno seguente, ma sa già che indosserà la Corazza per essere sè stessa, e si vestirà di abiti eleganti per apparire qualcun'altra. E sa già che non andrà a Sedona nè da nessun'altra parte per il suo compleanno, così come sa già che berrà quello scotch da sola, nel suo ufficio, probabilmente alla fine di quella giornata che è appena iniziata e della quale si è già dimenticata.
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