La base, utilizzata durante la guerra fredda come Black site della CIA, è stata gradualmente abbandonata e dimenticata nei decenni successivi. Si tratta di una struttura interamente sotterranea situata al di sotto di alcuni ex complessi industriali della South Side e la si può raggiungere: 1) a piedi, a partire dall’accesso alle fogne del Jack and Screw, muovendosi nel complesso ed intricato, oltre che claustrofobico, sistema fognario; 2) da una piattaforma elevatrice, abbastanza larga per muovere un veicolo o un velivolo, mimetizzata e nascosta all’interno di una vecchia fabbrica per lo smaltimento dell’amianto; 3) direttamente dal Delaware, non lontano dal Walt Whitman Bridge, oltre una grata metallica sfondata che si affaccia sul fiume.
Le pareti esterne e portanti, oltre che i tre ingressi (uno per ogni accesso, situati dietro pareti scorrevoli) sono stati rinforzati e restaurati con particolari pietre dure abbastanza da resistere a cariche esplosive (fino a due cariche di plastico) e a sollecitazioni di forza sovraumana; sono in grado inoltre di nascondere ai radar ed ai raggi-X ciò che è contenuto all’interno. Gli ingressi blindati sono sbloccabili tramite uno scan retinico e un codice alfanumerico che può essere inserito anche a distanza solo da dispositivi preconfigurati a immetterlo.
La rete di comunicazione della base è satellitare di tipo militare, indipendente e non collegata alla rete internet: qualunque altra rete, segnale o affine, risulta assente all’interno del covo o allo stesso livello sotterraneo nel quale è situata. La struttura si autoalimenta indipendentemente sfruttando l’energia geotermica del terreno e quella idrica del vicino Delaware nel quale sono state immesse delle turbine accuratamente mimetizzate sul fondale.
Il covo si sviluppa su un solo livello di 100 mq: è costituito da uno spiazzo ampio abbastanza per contenere veicoli, un magazzino di stoccaggio armi e viveri in grado di sostenere all’interno (massimo) 4 persone per circa sei mesi, un dormitorio con letti a castello e da un centro di controllo al quale si accede mediante ingresso blindato. All’interno del centro di controllo c’è il cuore della sicurezza di tutto l’impianto, oltre che i vari monitor per la video sorveglianza collegate alle telecamere fuori l’ingresso principale e a tutte le aree della struttura. All’interno del covo è anche presente un’officina con strumentazione tale da permettere la ricarica, la manutenzione, la ricostruzione ed il potenziamento di Power Shell o di strumentazioni dotate di tecnologie iper-tecnologiche (purchè si disponga delle conoscenze utili quali la maestria machanic).
Per hackerare il sistema di comunicazione e di sicurezza del bunker è necessario essere fisicamente presenti nei pressi del satellite in orbita e all’interno del centro di controllo, per poterli riavviare manualmente e nello stesso momento. In caso di errato inserimento dei codici o di tentativo di riavvio dei sistemi, tutti gli ingressi vengono sigillati mentre un segnale di allerta viene inviato al “proprietario” del covo. Sempre in caso di violazione, tutti i dati raccolti all’interno del bunker vengono “spediti” verso una postazione remota connessa alla rete satellitare all’interno di una cartella criptata.
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